Helios – Alessandro Altarocca (2008)

trifonica_helios_altaroccaalessandro

TRACK LIST 

  1. Ipo 5.31
  2. Come sunday 8.49
  3. Diamante 7.20
  4. Emysfero 5.58
  5. Eronel 4.20
  6. Joke of two 2.52
  7. All of you 3.58
  8. Serena (Una Ninna Nanna) 4.23
  9. Rhytm a ning 6.15

MUSICISTI

  • Alessandro Altarocca: pianoforte.
  • Tino Tracanna: sax tenore e soprano.
  • Paolo Ghetti: contrabbasso.
  • Massimo Manzi: batteria.

 

HELIOS – Alessandro Altarocca (2008) – Trifonica Edizioni Musicali 

“Nel 1995 nacque l’Helios quartet che, rispetto alla odierna formazione, cambia solo nella linea di basso che un tempo fu tratteggiata da Attilio Zanchi (peraltro maestro del leader, anche contrabbassista) ed oggi condotta da Paolo Ghetti. E dopo tanti anni di lavoro, come afferma anche lo stesso Altarocca nelle note interne al booklet, il progetto assume forma editoriale, attraverso la spumeggiante label J-Digital.

Tautologicamente si potrebbe dire che Altarocca si ispiri alla tradizione ellingtoniana, a Monk, oppure ad Esbjorn Svensonn, i primi due anche tributati in Helios. Certo, la lista potrebbe allungarsi a dismisura, soprattutto, affinando l’orecchio in più ascolti. Cosa certa è che, al di là degli stereotipi, Helios è un bel lavoro. Ciò senza disdoro alcuno e senza muovere farisaici appunti a tutti i costi. Il consesso dei musicisti è d’indubbio singolo valore: i sassofoni di Tracanna, sempre pronto a stupire con fraseggi fluorescenti, il perfetto timing di Paolo Ghetti che funge da collante ritmico insieme a Massimo Manzi maître del groove. Ma al di là delle singole valenze, ad aggio della buona riuscita del lavoro, appare a chiare lettere l’affiatamento dei quattro musicisti. Un filo rosso che sottende ad evidenziare che il leader è solo apparente: già, perché ogni brano, in ogni parte, è suonato ad otto mani.

Nove rotondi brani che mettono in rilievo la verve compositiva di Alessandro Altarocca ondeggiante tra il callido mainstream (JPO) e le roccaforti europee (Diamante, Emysfero, Serena), sempre con una decisa cifra autoriale che pochi possono vantare.

Un pianismo dalle inflessioni poliglotte, affascinante nei passaggi metrici classici e ben tornito nelle improvvisazioni. Non si gioca con l’ovvietà anche negli standard: Come Sunday di Ellington, Eronel di Monk e All of You di Cole Porter, suonano con grinta ed asciuttezza, palesando una ritmica schietta e vivace.

Un modo sonoro per dire che il jazz c’è ancora, ed è vitale.”

Alceste Ayroldi per Jazzitalia